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Storia di Messina dal 1595 al 1702

Nell’Ottobre del 1595 Carlo V nella seconda metà del  mese di ottobre viaggiava verso  Messina quando fu colto da un  temporale. Egli trovò rifugio nel convento di S. Placido Calonerò retto dai monaci di S. Benedetto. La mattina successiva l’imperatore mosse verso la città di Messina e vi entrò attraverso il borgo Zaera. Fu accolto dalle alte cariche civili e religiose, fra le quali l’Arcivescovo Antonio di Legname.

Nel popolo e nella nobiltà covavano antichi rancori verso la Spagna. Nel 1674, durante la celebrazione della festività della Madonna della Lettera, comparvero esposti nella bottega di un sarto certe figure ed emblemi colorati ritenuti offensivi per i Merli. La notizia si diffuse così rapidamente e il fatto fece così tanto clamore che la bottega del sarto fu assalita e ci furono molti scontri. Tra Merli e Malvizzi si scatenò una terribile battaglia. Ma chi erano questi Merli e chi erano questi Malvizzi cerchiamo di fare chiarezza e di capire cosa accadde...

Messina batteva Moneta ed era la città più importante siciliana, molti la temevano sia per gli innumerevoli privilegi millenari di cui godeva la nostra città, sia per il valore civico e guerriero dei suoi cittadini. I benefici di cui si valeva la città erano talmente numerosi che suscitavano e scatenavano   invidie da parte non solo delle altre nazioni, ma anche da parte delle altre città siciliane. Ma Messina, donna regale e bellissima, sempre distrutta da eventi naturali e dalla malvagità umana, è sempre riuscita a risorgere più bella e più forte di prima diffondendo invida.

Il Generale dell’Hojo nel 1671 iniziò una campagna deleteria per creare fazioni e divisioni in città tra i suoi cittadini. Cominciò allora a blandire  la plebe ed ad assecondare i nobili infondendo il tarlo del sospetto contro  il popolo. Tempi di miseria e carestia e gli fù molto facile dar ad intendere al popolo che quelle  calamità erano dovute alla superbia dei nobili, i quali facevano patire ai poveri la fame, mentre ai ricchi suggeriva che il popolo meditava una sommossa contro di loro. Le cattive intenzioni  dell’Hojo raggiunsero il loro effetto, poiché il popolo si armò e assalì la case dei Senatori mettendole a sacco e fuoco. Nacquero tumulti quotidiani, nei quali furono incendiati ben 18 palazzi. La città era in preda ad una terribile guerra civile.

Messina per la prima volta si divise in due fazioni i Merli ed i Malvizzi. I primi volevano tenere inalterati i grandiosi privilegi che la città aveva acquisito nel tempo e mantenere la classe Senatoria,  i secondi caldeggiavano un governo fatto dal popolo.

Giunta la notizia della rivolta a Palermo, il viceré Ligny, partì alla volta di Messina con un buon numero di soldati, portò frumento, cacciò l’Hojo e mise  un po’ di pace tra i contendenti. I messinesi risoluti a rompere definitivamente con la Spagna, decisero di chiedere la protezione del Re di Francia. Questi accettò la proposta e nel 1675 mandò a Messina il duca di Vivonne. La Spagna però intendeva ridurre alla ragione e sotto il proprio dominio la città, con ogni mezzo. E quando, con un gesto eclatante i cittadini messinesi abbatterono le odiate insegne e i ritratti del re di Spagna, per sostituirvi quelli della Francia, dapprima gli spagnoli assalirono la città cingendola d’assedio.

Nel febbraio del 1675 finalmente in aiuto alla città arrivò la flotta francese del duca di Vivonne. Ne nacque una terribile battaglia presso le isole Eolie, che finì con la disfatta degli spagnoli. Vivonne trionfante entrò con le sue galere nel porto di Messina, dove fu ricevuto con grandi onori. Il Senato messinese giurò, in nome della città, fedeltà al Re di Francia. Dopo questo episodio la lotta tra Messina aiutata dai francesi e la Spagna, durò per lungo tempo senza esclusione di colpi sia per mare che per terra fino al 1678. Infatti in quell’anno, all’insaputa di Messina, i Re di Francia e di Spagna firmarono un trattato di Pace.

Le truppe francesi si ritirarono sotto gli ordini del marchese di Lafeuillade. Il tradimento fu terribile e dagli effetti devastanti. Messina da sola non poteva reggere l’urto delle forze spagnole e sulla città si abbatté la vendetta e l’odio delle truppe aragonesi. Ogni privilegio fu perduto, il Senato abolito, la Zecca fu trasferita a Palermo, il Palazzo del senato fu distrutto, fu abolita l’Università, fu spogliato l’archivio e trasferito a Palermo, nella zona falcata fu costruita la Cittadella e gli spagnoli infierirono con persecuzioni e con condanne a morte contro i cittadini.

La città divenne facile terra di conquista per gli spagnoli. A completare tutto si mise anche il Re Carlo II che fece radere al suolo il grandioso senato messinese.

Molti rivoltosi, soprattutto quelli appartenenti ai ceti sociali più umili, furono giustiziati, molte famiglie nobili invece presero la via del volontario esilio per sfuggire alle persecuzioni.

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