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Sul monitoraggio dei Siti di importanza comunitaria e delle Zone di protezione speciale

«Avviare una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per garantire il pieno rispetto della Direttiva comunitaria Habitat, tutelando adeguatamente la rete Natura 2000 italiana in progressivo degrado e rilanciando il monitoraggio dei Siti di importanza comunitaria e delle Zone di protezione speciale». Ecco la richiesta congiunta di WWF Italia e LIPU-BirdLife Italia inviata alla Direzione generale ambiente della Commissione europea per arginare l’assalto indiscriminato ai beni naturalistici tutelati formalmente da norme comunitarie che, di fatto, non vengono adeguatamente applicate dalle Regioni italiane.

Attualmente sono infatti del tutto assenti, carenti o errate le “Valutazioni d’Incidenza”, ovvero le valutazioni che i governi regionali, in base alle norme UE, dovrebbero garantire per valutare l’impatto degli interventi (piani, progetti o attività) su habitat e specie delle aree europee di maggior pregio naturalistico.

La richiesta delle due associazioni è accompagnata da un dossier che documenta, con tanto di fotografie, il progressivo degrado della rete Natura 2000 in Italia. Il dossier delle due associazioni ambientaliste, presentato oggi a Roma nella sede di rappresentanza della Commissione Europea in Italia, rappresenta il primo caso di “denuncia trasversale” (cioè che non riguarda un singolo sito ma la quasi totalità delle aree) in cui si documentano con reportage fotografici gli interventi (autorizzati e non) che hanno provocato la distruzione o il degrado della biodiversità.

A titolo di esempio, nel dossier vengono mostrate le immagini dei danni subiti da 37 siti della rete Natura 2000 italiana, una minaccia anche per specie di uccelli di grande valore conservazionistico come il capovaccaio (che in Italia è sull’orlo dell’estinzione), il pollo sultano (di recente reintroduzione in Sicilia), la moretta tabaccata e il grillaio, queste ultime entrambe classificate da BirdLife International “Spec 1”, ossia minacciate a livello globale; ma anche per altri vertebrati in pericolo come  la testuggine palustre (Emys orbicularis) o l’ululone appenninico (Bombina pachypus)  tra rettili e anfibi, piuttosto che particolari specie di pipistrelli come il rinolofo minore (Rhinoluphus hipposideros) o il barbastrello (Barbastrella barbastrellus) per cui le aree di rete Natura 2000 sono determinati per la loro tutela.

Nel complesso – ricordano le due associazioni ambientaliste – nel nostro Paese ci sono in tutto 2.299 Siti d’Interesse Comunitario (SIC), di cui 27 già designati come Zone Speciali di Conservazione e 609 Zone di Protezione Speciale (ZPS). Tali siti sono protetti dalla Direttiva Uccelli e dalla Direttiva Habitat, introdotte dall’Unione Europea per proteggere il patrimonio di biodiversità in Europa.

«L’auspicio è che la Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea contribuisca a far prevalere la tutela dell’ambiente e della biodiversità nei casi in cui questi vengano minacciati da interessi speculativi, per un’opera di effettiva e maggiore tutela della risorsa ambiente – affermano nella  nota congiunta WWF e LIPU – Chiediamo alle Regioni italiane di applicare rigorosamente ciò che stabilisce, a tutela della biodiversità, il regolamento attuativo per il nostro Paese della Direttiva Habitat (Dpr 357/97) e al Ministero dell’Ambiente indirizzi severi per la corretta applicazione della Valutazione di Incidenza. La Valutazione d’Incidenza – proseguono WWF e LIPU – deve servire a condurre un’istruttoria completa ed esaustiva degli effetti degli interventi che riguardano la Rete Natura 2000 e ad esprimere un parere coerente con gli obiettivi di conservazione per i quali è stato istituito un determinato sito. Inoltre – concludono le Associazioni – chiediamo maggiore evidenza pubblica delle procedure di Valutazione di Incidenza».

Aggiungiamo noi che, ad esempio, in particolare in Sicilia sarebbe auspicabile l’immediata abrogazione dell’art. 60 della L.R. n. 6/2009 e che le Valutazioni di Incidenza previste dall’art. 5 del DPR 357/1997 vengano attribuite per l’esame all’Autorità Competente incardinata nel servizio 1 VAS-VIA dell’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente (n.d.r.:  con conseguente ed indispensabile potenziamento degli Uffici Regionali in forte sofferenza per carenza di personale e mezzi!), per l’efficace monitoraggio dell’azione antropica sullo stato di conservazione dei Siti della Rete Natura 2000 interessati dagli interventi non strettamente connessi con la sua tutela.

Contestualmente e nelle more della abrogazione del suddetto articolo sia immediatamente resa inefficace la circolare n. 8756 del 10 febbraio 2013 dell’Assessorato Regionale del Territorio e Ambiente e che gli eventuali errori rilevati nei Piani di Gestione dei Siti della Rete Natura 2000 siano esaminati da una Commissione Unica Regionale incardinata e sotto il diretto controllo dell’Autorità Competente e del Corpo Forestale Regionale, la presente richiesta rivestendo carattere di urgenza ai sensi dei commi 1 e 2 dell’art. 301 del Codice dell’Ambiente (Principio di   Precauzione).

Inoltre indispensabile sarebbe che i 58 Piani di Gestione dei Siti della Rete Natura 2000 in Sicilia fossero  sottoposti ad opportuna rivisitazione e omogenizzazione considerate le modalità con cui sono stati redatti e della “diversità” delle metodologie utilizzate per il loro appalto e realizzazione.

Francesco Cancellieri, Centro Educazione Ambientale per greenreport.it

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