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I Bunker Messinesi

Recarsi in zone ed aree che durante i conflitti sono stati campi di battaglia o particolari punti di osservazione e difesa, ci si imbatte spesso in originali opere di varie dimensioni e forme costruiti in calcestruzzo sia semplice che armato, ma anche composti da cupole blindate o caverna, con mura possenti che si innalzano in posizioni particolarmente favorevoli al controllo di strade, torrenti, coste, passi, o in quelle che una volta erano le prime linee di combattimento.

Queste opere sono denominate genericamente bunker, casematte o fortini, ma tecnicamente esse sono delle postazioni che rappresentano un articolato sistema difensivo esteso secondo schemi diversi.

Il bunker è un’opera fortificata permanente, con copertura e mura a prova di bomba, dotata di cannoniere-mitragliere destinate al posizionamento di armi da fuoco come fucili mitragliatori.

La funzione del bunker era quella di controllo e difesa di una data area e, nel contempo, a protezione per gli occupanti. Tali strutture avevano dunque un duplice funzione in base alle necessità offensive o difensive.

Il nostro Paese è disseminato di queste opere, le quali spesso sfuggono alla vista essendo ancor oggi ben mimetizzate. Infatti, molte venivano camuffate da abitazioni civili.

Naturalmente esistono diverse tipologie di bunker che dipendono principalmente dala funzione specifica, dalla zona da controllare, dal tipo di area in cui sorgono, dall’ampiezza, la forma, la presenza di più piani, il materiale costruttivo, la rifinitura, il tipo di arma in dotazione (fm = fucile mitragliatore; mg = mitragliatrice; pac = pezzo anticarro), di mascheramento, di ingresso o il numero e l’ampiezza delle cannoniere o mitragliere.

Una caratteristica essenziale del bunker che lo identifica per composizone è quella dell’aspetto monolitico che è comune ai diversi tipi di opere.

Il numero dei bunker presenti (molti sono stati demoliti nel dopoguerra) nel territorio Messinese è discreto (s ene contano 36). Un buon numero se si considera che da questo specifico punto di vista, Messina era una delle zone meno fortificate in Sicilia.

I bunker, come già accennato, costituiscono il fronte a terra e rientrano nella categoria delle opere resistenti all’artiglieria medio-leggera. Non ebbero infatti un importanza rilevante durante la guerra, poiché Messina non fu una zona di “prima linea”. La loro funzione era dunque principalmente di osservazione e controllo delle zone in cui sorgono.

La mancanza di materiale e di manodopera, ha reso queste opere resistenti soltanto ai colpi di piccolo calibro (spessore delle mura di circa un metro) o addirittura solo antischegge (spessore di circa 60/70 cm). Il materiale costruttivo di solo calcestruzzo e aggregati è piuttosto povero, mancando completamente l’armatura in tondini di ferro.

I bunker componenti il fronte a terra di Messina sono dislocati sul territorio a gruppi di due, tre o quattro o più, in varie zone, e spesso presentano particolari degni di nota.

La disposizione standard è composta da gruppi di 2 o 3 e oltre in modo da fornire una reciproca assistenza di fuoco con difesa a 240 se non addirittura completa (360°). Non mancano i casi di gruppi sostanziosi di 5 o 6 bunker più varie opere com'anche postazioni isolate e parecchio distanziate tra loro alle quali spettavano principalmente compiti di osservazione costiera.

Le opere sorgono quasi tutte a controllo delle valli e dei torrenti ed in zone più elevate a difesa di altre opere fortificate o polveriere. Sono rari infatti quelli presenti in prossimità della costa o direttamente sulla spiaggia. La loro struttura è a volte parzialmente interrata per essere meglio protetta e mimetizzata. La collocazione in profondità con posizioni di sbarramento più arretrate era stata adottata allo scopo di impedire la penetrazione nemica all'interno del territorio.

I bunker non erano così come oggi noi li possiamo vedere, essendo un tempo meglio camuffati e mimetizzati in diversi modi, venivano infatti adattati al sito in cui sorgono in modo da sottrarsi alla vista nemica.

Alle loro pareti esterne venivano applicate colorazioni mimetiche policrome rosse, gialle, verdi, nere, a seconda del tipo di ambiente che li circondava. Mentre, in alcuni casi, i bunker venivano direttamente rivestiti in pietra, pezzi di roccia o cemento satinato, oppure venivano costruiti sotto sembianze normali, tipo forni, case, o edifici civili vari, allo scopo di sottrarli all’individuazione nemica.

L’ingresso è posizionato nella gola o sul lato dell’opera, mentre le aperture possono variare di numero, grandezza e ampiezza in base al settore di tiro e le armi da utilizzare, ma presentano sempre la caratteristica forma svasata  che permetteva il maggior brandeggio possibile dell’arma con la parte interna liscia e quella esterna a gradini a protezione del tiro d’infilata nemico.

I bunker Messinesi risultano quasi tutti in buone condizioni ed in genere non hanno subito gravi danni durante la guerra. Essi rappresentano un modello di architettura militare di un certo rilievo. Moderna, essenziale e nel contempo funzionale e razionale basata su una precisa scelta strategica.

I bunker messinesi son caratterizzato da alcune particolari capacità di adattamento al terreno ed all'ambiente circostante tanto da renderli "invisibili" ad un occhio poco attento.

 

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