La Cooperativa Lunaria organizza per i bambini dai 7 ai 12 anni una giornata speciale sullo Stretto di Messina. L'interessantissimo appuntamento dice tutto nel suo nome: “In barca tra Scilla e Cariddi – racconto animato dei miti dello stretto”.
Giovedì 4 luglio, alle 9:30, si partirà dal molo del Centro Nautico Nello Stretto "Sulla Rotta di Ulisse" a Fiumara Guardia per navigare verso Capo Peloro e Scilla dondolati dalle onde del mare e accompagnati dai racconti sui miti lontani dello Stretto senza rinunciare all’immancabile bagno in mare.
Per info e prenotazioni, da effettuarsi entro e non oltre lunedì 1 luglio i riferimenti telefonici sono: 090/2935846 – 3388138293 – 3407045380, oppure si può inviare una mail all'indirizzo lunaria.lab[@]gmail.com.
La cooperativa ha anche una pagina Facebook facilmente raggiungibile cercando nel social network in blu "Lunaria cooperativa sociale". Questa che segue è la locandina dell'evento, più in basso, un accenno sul mito dei Mostri dello Stretto di Messina.
La Leggenda dei Mostri dello Stretto
Cariddi: In principio era una naiade, figlia di Poseidone e Gea, dedita alle rapine e famosa per la sua voracità. Un giorno rubò ad Eracle i buoi di Gerione e ne mangiò alcuni. Allora Zeus la fulminò facendola cadere in mare, dove la mutò in un gigantesco mostro simile ad una lampreda, che formava un vortice marino con la sua immensa bocca, capace di inghiottire le navi di passaggio.
La leggenda la situa presso uno dei due lati dello stretto di Messina, di fronte all'antro del mostro Scilla. Le navi che imboccavano lo stretto erano costrette a passare vicino ad uno dei due mostri. In quel tratto di mare i vortici sono causati dall'incontro delle correnti marine, ma non sono di entità rilevanti.
Secondo il mito, gli Argonauti riuscirono a scampare al pericolo, rappresentato dai due mostri, perché guidati da Teti madre di Achille, una delle Nereidi.
Cariddi è menzionata anche nel canto XII dell'Odissea di Omero, in cui si narra che Ulisse preferì affrontare Scilla, per paura di perdere la nave passando vicino al gorgo.
Secondo alcuni studiosi, la collocazione del mito di Scilla e Cariddi presso lo stretto di Messina sarebbe dovuta ad un'errata interpretazione: l'origine della storia potrebbe in realtà avere avuto luogo presso Capo Skilla, nel nord ovest della Grecia.
Geograficamente Cariddi è collocabile sulla punta messinese della Sicilia, a Capo Peloro.
Scilla: E' un mostro marino della mitologia greca. Secondo la versione più comune, Scilla è figlia del dio marino Forco (o Forcide) e di Ceto. Secondo la tradizione riportata dall’Odissea, invece, è figlia di una dea, chiamata Crateide.
Altre leggende la dicono nata da Forbate e da Ecate, oppure da quest’ultima e Forco. La si considerava anche figlia di Tifone ed Echidna, oppure di Zeus e di Lamia; in questo caso, fu l’unica figlia ad essere risparmiata dalle ire della gelosa Era.
All’inizio Scilla era una ninfa, figlia di Forco e Ceto. Scilla viveva in Sicilia (secondo alcune versioni nel sud della Calabria) ed era solita recarsi sulla spiaggia di Zancle e fare il bagno nell’acqua del mare. Una sera, vicino alla spiaggia, vide apparire dalle onde Glauco, figlio di Poseidone, che un tempo era stato un mortale, ma oramai era un dio marino metà uomo e metà pesce.
Scilla, terrorizzata alla sua vista, si rifugiò sulla vetta di un monte che sorgeva vicino alla spiaggia. Il dio, vista la reazione della ninfa, iniziò ad urlarle il suo amore, ma Scilla fuggì lasciandolo solo nel suo dolore. Allora Glauco si recò all’isola di Eea dalla maga Circe e le chiese un filtro d’amore per far innamorare la ninfa di lui, ma Circe, desiderando il dio per sé, gli propose di unirsi a lei.
Glauco si rifiutò di tradire il suo amore per Scilla e Circe, furiosa per essere stata respinta al posto di una mortale, volle vendicarsi.
Quando Glauco se ne fu andato, preparò una pozione malefica e si recò presso la spiaggia di Zancle, versò il filtro in mare e ritornò alla sua dimora.
Quando Scilla arrivò e s'immerse in acqua per fare un bagno, vide crescere intorno a sé delle mostruose teste di cani.
Spaventata fuggì dall’acqua ma si accorse che i cani erano attaccati alle sue gambe con un collo serpentino. Si rese conto allora che sino al bacino era ancora una ninfa ma al posto delle gambe spuntavano sei musi feroci di cane.
Per l’orrore Scilla si gettò in mare e andò a vivere nella cavità di uno scoglio vicino alla grotta dove abitava anche Cariddi.
Scilla viene descritta da Omero nell’Odissea, XII, 112 e sgg.
Scilla, come Cariddi, è anche il nome dei più famosi traghetti delle Ferrovie dello Stato, in servizio nelle acque dello Stretto di Messina.