La Fontana “Gennaro”, una rara testimonianza delle fonti pubbliche tra il Cinquecento e il Seicento, conserva una preziosa eredità storica e artistica. Originariamente, la fontana chiudeva scenograficamente lo slargo creato dalla confluenza della via Monasteri (oggi 24 Maggio) con via Uccellatore (ora corso Cavour). Realizzata probabilmente nel 1602 e attribuita a Rinaldo Bonanno, la fontana deve il suo nome al periodo dell'anno in cui il sole entra nella costellazione dell’Acquario.

La Storia

Cajo Domenico Gallo la descrive negli Annali della città di Messina (1755-1758), evidenziando l’elevazione del fonte marmoreo nella piazza della parrocchiale di Sant'Antonio, nota come di "Jannò," con la statua dell'Acquario seduto sullo Zodiaco. L’anno 1602 potrebbe indicare una successiva sistemazione della fontana, mentre la realizzazione è probabilmente anteriore alla morte di Bonanno nel 1590.

Accanto alla fontana, prima del terremoto del 1908, si trovava una targa marmorea dedicata al sovrano Filippo III, riportante i nomi dei senatori promotori dell’opera: Pietro Del Pozzo, Giuseppe Stagno, Antonio Cesare Aquilone, Paolo Adornetto, Carlo Ventimiglia e Giovanni Pietro Arena. L’epigrafe includeva l’iscrizione latina: “Nimpha olim, modo limpha, demum felicior Urbis/Quando decus, latices contigit esse meos.”

Giuseppe Buonfiglio e Costanzo, nel suo testo Messina Città Nobilissima (1606), si riferisce alla fontana come “Fonte di Jannò” per via della vicina porta urbica dedicata al dio Giano. Dopo l’intervento di restauro, inaugurato il 26 giugno 2015, la fontana è tornata al suo originario splendore.

Descrizione della Fontana

La fontana presenta una vasca ottagonale in marmo rosa, al cui centro si erge la statua di un putto acquaiolo (Acquario), seduto sul globo celeste decorato dai segni zodiacali. Il putto regge due anfore orientate in direzioni opposte, da cui originariamente sgorgava l’acqua, sostenuto da un basamento ornato da quattro mascheroni idrofori.

La popolare denominazione di fontana “Gennaro” potrebbe derivare dal dio Giano, a cui era dedicato un antico tempio nelle vicinanze. In seguito, la cortina muraria medievale ospitò una porta di accesso denominata "Porta di Giano."

Tra le curiosità legate alla fontana, un’incisione di Filippo Juvarra del 1701 mostra l’architettura effimera costruita per un’acclamazione regale: la fontana, invece di acqua, versava vino in quell'occasione.

I Movimenti e Restauro

Il terremoto del 1908 causò danni significativi alla fontana, che venne rimossa e conservata presso il vecchio Museo Nazionale di Messina. Solo nel 1932, dopo il restauro, la fontana fu collocata in una posizione vicina a quella originaria, dove si trova tuttora.

Una testimonianza di storia e arte che continua a raccontare il passato glorioso della città di Messina.