Un suggestivo esempio di scenografia urbana barocca, le Quattro Fontane rappresentano una delle opere più significative del tessuto artistico e architettonico di Messina. Danneggiate dal terremoto del 1908, due fontane sono state ricostruite e collocate agli angoli dei palazzi che si fronteggiano all’innesto tra via Cardines e via Primo Settembre, mentre le altre due sono custodite al Museo Regionale.
Origini e contesto storico
Le fontane nacquero nel contesto del rinnovamento urbano di Messina promosso dal Senato cittadino. Nel 1572, per celebrare il rientro vittorioso di Don Giovanni d'Austria dopo la Battaglia di Lepanto, si deliberò la costruzione della Strada Austria (oggi via Primo Settembre) sotto la direzione dell’architetto Andrea Calamech. Quest’asse viario doveva unire simbolicamente Palazzo Reale (simbolo del potere temporale) e la Cattedrale (simbolo del potere religioso). Dopo la morte del Calamech, il progetto fu continuato, e il quadrivio che avrebbe accolto le Quattro Fontane venne regolarizzato nel 1623, all’incrocio con la nuova via Cardines, dedicata a Don Bernardino di Cardines, Viceré di Sicilia.
Gli stemmi araldici e il Toson d’Oro
Le Quattro Fontane furono arricchite da stemmi araldici coronati con le insegne dell’Ordine del Toson d’Oro, un ordine cavalleresco fondato nel 1431 da Filippo il Buono e poi passato alla Casa d’Austria e alla Spagna. Questo dettaglio rimarca il legame di Messina con la monarchia imperiale.
Un sistema scenografico urbano
Le Quattro Fontane di Messina si inseriscono in un filone architettonico che trova paralleli in altre città italiane. Esempi celebri sono i “Quattro Canti” di Palermo, progettati da Giulio Lasso, e le “Quattro Fontane” di Roma, opera di Domenico Fontana e Pietro da Cortona. Come in questi casi, le fontane messinesi erano pensate per enfatizzare, con solennità scenografica, l’incrocio tra i due assi viari principali.
Gli autori e il significato allegorico
Le fontane furono disegnate dall’architetto Giacomo Calcagni, ispirato all’iconografia marina, con elementi come delfini, tritoni, cavallucci marini e mascheroni idrofori. Diverse mani collaborarono alla loro realizzazione: Innocenzo Mangani completò alcune delle fontane nel 1666, mentre Ignazio Buceti le completò tra il 1714 e il 1717. Una particolarità riguarda l'opera di Buceti: al posto delle insegne spagnole, il suo lavoro include lo stemma sabaudo, con lo scudo coronato sostenuto da due leoni rampanti.
Nel corso del tempo, alcune vasche e mascheroni vennero rimossi per evitare danni dovuti all’uso cittadino. Due delle fontane ricostruite furono restaurate nel 1959 dall’architetto Pietro Lojacono.
Curiosità
Durante il 1700, le fontane divennero protagoniste di celebrazioni: una delle ricorrenze più importanti fu il millesettecentesimo anniversario della Lettera della Madonna indirizzata a Messina, evento che sancì il ruolo della Vergine come Patrona della città.
Oggi, le Quattro Fontane non sono solo testimoni di un passato glorioso, ma anche rappresentazioni della fusione tra arte, storia e urbanistica. Questo sistema scenografico rimane un simbolo della raffinatezza barocca e della resilienza della città di Messina.